La valorizzazione dei sottoprodotti o scarti della lavorazione principale è una pratica sempre più comune in quelle aziende che adottano una politica di sostenibilità, sia essa economica o ambientale.
Nell’ambito della produzione di olio, uno dei principali sottoprodotti è rappresentato dalla sansa, ovvero il residuo della pasta di olive (nocciolino compreso) dopo l’estrazione dell’olio per via meccanica degli oli vergini ed extravergini.
L’utilizzo della sansa come fonte di biomassa è praticato già da diversi anni, mentre il suo impiego come biocombustibile è relativamente recente. Ciò è permesso dal D.Lgs 152 del 3/04/06, in cui viene esplicitato come il “nocciolino di sansa di oliva” sia considerato biomassa combustibile.
L’efficienza energetica del nocciolino di sansa di oliva è estremamente interessante, presentando un potere calorifico variabile tra 17 MJ/kg e 20 MJ/kg, in relazione all’umidità residua nel nocciolo (il comune pellet ha un potere calorifico di poco inferiore).
Oltre a garantire una maggiore indipendenza energetica e ad un minor impatto ambientale, l’utilizzo del nocciolino di oliva come fonte energetica presenta anche vantaggi economici per l’azienda, soprattutto se affiancato ad altre politiche di valorizzazione dei sottoprodotti, ad esempio la sansa o il fogliame.
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